Colaboraciones

Vito Davoli: “Al banchetto dei poeti / Al banquete de los poetas” y “I mio stupore / Mi asombro”. XXVII Encuentro de Poetas Iberoamericanos en Salamanca

AL BANCHETTO DEI POETI

In occasione del XXVII Encuentro de Poetas Iberoamericanos en Salmanca, Octubre 2024

Si dice che i sentimenti forti vadano lasciati decantare prima di provare a fissarli su un foglio bianco. Probabilmente perché le parole istintive che tendono a delinearli peccherebbero di retorica,  benché sincere, dal momento che certe senzazioni nel lettore andrebbero evocate più e prima che descritte.

L’ho fatto. Ma non ho potuto né voluto evitare di fermare quelle emozioni nel momento stesso in cui mi si presentavano davanti, dentro e addosso, magari sintetizzando momenti in un verso o poco più, magari appuntando qualche nome o qualche circostanza. In ogni caso è alla poesia che ho affidato anche gli appunti di un’esperienza che ha lasciato segni profondi nell’anima e l’ha lasciata lì a sorridere nella consolazione e convinzione che ci sono cose e realtà ancora possibili e volti e peronalità che nutrono ancora la speranza che si possa cambiare qualcosa in questo storpio ingranaggio terrestre in cui viviamo quasi come pesci asmatici.

Ho appuntato qualche verso e l’ho lasciato decantare, come si fa col vino buono: chissà se sprigionerà tutti gli aromi di ogni singolo abbraccio, tutti i sentori sollecitati da ogni singola storia, da ogni singola pietra e da ogni singola strada. Chissà quale gusto inonderà le papille gustative dell’anima, quale nettare precipiterà abbondante per la gola del cuore, quale retrogusto permarrà insistente sul palato del ricordo. Un’ebbrezza di versi e letture piacevole e rinfrancante come l’otium degli antichi. Più dell’otium degli antichi. Un banchetto di poesia e un lungo interminabile momento di crescita e di condivisione dove allievi e maestri siedono alla stessa tavola e condividono lo stesso cibo: quello dell’anima.

Non so se i versi di questo poemetto sapranno esprimere al meglio la profonda gratitudine per tutti coloro che mi hanno consentito di vivere e gustare ciò che un poeta facilmente identificherebbe con il proprio Eden ma se non fossero in grado di farlo, se non avessi né la voglia né la presunzione di definirmi poeta, valgano i grazie più espliciti e destrutturati dell’uomo, arricchito dall’esperienza di altri esseri umani. E quanto più sono i commensali, più grande e duratura è la lezione; quanto più ricco sarà il banchetto, più estesa sarà la condivione; quanto più puro sarà il vino più intensa sarà l’ebbrezza.

AL BANQUETE DE LOS POETAS

En ocasión del XXVII Encuentro de Poetas Iberoamericanos en Salmanca, Octubre 2024

Se dice que los sentimientos fuertes deben dejarse decantar antes de intentar fijarlos en una hoja en blanco. Probablemente porque las palabras instintivas que tienden a delinearlos pecarían de retórica,  aunque sinceras, ya que ciertas sensaciones en el lector deberían ser evocadas más y antes que descritas.

Lo he hecho. Pero no pude ni quise evitar detener esas emociones en el mismo momento en que se me presentaban delante, dentro y sobre mí, sintetizando quizás momentos en un verso o poco más, quizás apuntando algún nombre o alguna circunstancia. En todo caso es a la poesía que he confiado también las notas de una experiencia que ha dejado marcas profundas en el alma y la ha dejado allí a sonreír en la consolación y convicción que hay cosas y realidades todavía posibles y caras y personalidades que nutren aún la esperanza que se pueda cambiar algo en este engranaje terrestre paralizado en el que vivimos casi como peces asmáticos.

He apuntado algunos versos y los he dejado decantar, como se hace con el vino bueno: quién sabe si liberará todos los aromas de cada abrazo, todos los olores estimulados por cada historia, por cada piedra y por cada camino. Quién sabe qué sabor inundará las papilas gustativas del alma, qué néctar se precipitará abundantemente por la garganta del corazón, qué regusto perdurará insistente en el paladar del recuerdo. Un éxtasis de versos y lecturas agradable y reconfortante como el otium de los antiguos. Más que el otium de los antiguos. Un banquete de poesía y un largo momento interminable de crecimiento y de compartir donde alumnos y maestros se sientan a la misma mesa y comparten el mismo alimento: el del alma.

No sé si los versos de este poema expresarán mejor la profunda gratitud por todos aquellos que me han permitido vivir y saborear lo que un poeta fácilmente identificaría con su propio Edén pero si no fueran capaces de hacerlo, si no tuviera ni la voluntad ni la presunción de llamarme poeta, valgan las gracias más explícitas y desestructuradas del hombre, enriquecido por la experiencia de otros seres humanos. Y cuanto más son los comensales, mayor y más larga es la lección; cuanto más rico será el banquete, más extensa será la comunión; cuanto más puro sea el vino, más intensa será la embriaguez.

IL MIO STUPORE

1.
Alla città di Salamanca e a chi meglio la rappresenta

Si apre il cielo verso Salamanca
La pioggia si ferma e Madrid
Strana resta immobile nel silenzio
Del traffico del giorno di festa
Io mi avvicino al Tormes
Come a un altare di pietra sporca
Come ad un’opera d’arte che conosco
Solo in fotografia
Fra viola e giallo
Gli occhi della mente fanno la parte degli angeli
Per una nuova annunciazione
E più non spero che quel filo d’erba
Del continente che mi porto dentro
E che lasciai serrato ai tuoi abbracci
Altri ne incontrerò
E sarò il Gabriele
Che venga a sussurrarti
Quale vento asseconderà quel filo d’erba
Quale lo strapperà
2.
Qui la notte lentamente cade in lontananza
Scivola dolce e scende come Morfeo inavvertitamente
Madrid è senza suoni e Salmanca grida da lontano
Una donna che attende
E chissà se devota o a gambe aperte
Domani scriverò
Del bacio che non ebbi
E che non diedi mai
Mentre in questo silenzio tu ritorni
Sono anni che stringi un abbraccio vuoto
E pure tu non dici ormai più nulla

3.
Ad Alfredo Pérez Alencart
Fra le vene e l’affetto
Non c’é nessun legame
Per chi non crede al cielo
Ai legami di sangue
Per chi non sa pregare
Se non la carne viva di ogni giorno
Il mio stupore sta nella tua luce
Mi resta nella gola e sotto i piedi
Con i segreti
Che come nebbie s’alzano
Cuando si fa umido il quartiere
Delle anime dannate
Mio padre non aveva lo stesso mio sangue
Lui mi diceva: attento! Fa’ attenzione
Ma ggiungeva anche che non tutto il mondo
È marcio fino all’osso
Alle mie scarpe affido
il resoconto e il racconto del mio cammino
È lì che si fa polvere
l’andare per il mondo
Resto solo quel cieco
A cui la luce non arriva mai pura
Non mi restano baci né carezze
Soltanto la parola è quasi madre
Snaturata
I figli continuano a sopravvivere
In questa balbuziente solitudine
Come fratelli amandosi nel viaggio
Talvolta scambiandosi anche le scarpe

4.

Eccola Salamanca!
Non ha le gambe aperte
Ma mani di velluto ed un cuore di pietra.
Può cambiare il senso della parola
E distruggere ogni luogo comune
Maestosa ed arrossita nel contempo
Eccola Salamanca!
Ha davvero un cuore di pietra rosso
Testardo al tempo e tenero all’abbraccio
Insegna ai nuovi figli
Come si guarda al cielo
Con gli occhi gotici di Alfredo
Trifore di alti campanili con chiome verdi in cima
Che ancora lanciano oltreoceano sguardi e ponti
Ed io ho quasi paura
A ripiegare le camicie dei ricordi
E riporle in un cassetto pulite.
Magari sporca, bucata o fatta a pezzi
Questa camicia preferisco averla addosso
Ancora per un po’
E forse un po’ di più
Eccoti Salamanca!
Mi bastò attraversarti
Come la mano ingenua sulle spalle di una madre
Per udire il mio pianto
Sereno come quello di un bimbo appena nato
E se per qualla volta restasti a gambe aperte
Fu solo per partorirmi di nuovo

5.

E alla fine di te m’innamorai perdutamente
Fu a prima vista anche se ci giro attorno
Salamanca rossa di passione e vergogna
Salamanca con le mani viola di Miguel
E i capezzoli iberici della Cattedrale
Salamanca vecchia dama
Che ha vissuto tutte le vite ed una in più
Incorniciate nei medaglioni del salotto buono
Uno solo distrutto
E in quelli vuoti gli spiriti di Don Felix
Che continuano a correrti sottopelle
So che ti sono entrato nelle vene
Continuo a coltivare l’illusione
Che m’hai permesso d’accarezzarti la pelle
il petto ed i capelli
Docile e ingenua Salamanca
Come la voce tormentata di José
Nobile e fiera Salamanca
Come quel viso aperto di Pilar
Che mi porto stampato sulla faccia,
Che abbraccia il tempo con lo sguardo di una madre
Salamanca putida mœcha che ruba codicillos
A quei poeti che si masturbano alla loro stessa voce
Fino a che pieni resteranno i tuoi edifici ed i tuoi arti
Le biblioteche tue ed i tuoi ventri
Gravida sarà la speranza dei prossimi fiori
Salamanca che voglio dire mia
Accettando la tua voglia a darti ad altri
Salamanca mista a rum per questa notte
E a un libro e a un altro nel giorno che non finisce
Yordan y Valentín fra Fray Luis e Don Miguel
Nel mistero di un tempo che resiste
Dentro una corsa che si vede meglio
Ad occhi chiusi

6.
A tutti gli amici degli Encuentros de Poetas Iberoamericanos
en Salamanca
E a voi
Volute di colori con sombreri variopinti
Coi piedi in terra e fango
E la testa oltre le nuvole e le Ande e le Sierre
Voi con capelli di palme alte
Che la Zonda gode a spettinare
Mentre disegnano venti e cicloni
Persi fra un cuchimilco e un kouros
un intervallo d’oceano troppo corto
Con gli occhi a pelo d’acqua
Del fiume che taglia come ferita un corpo
E ne mostra sfrontato la vita dentro.
Voi cuore palpitante verde
più verde
Dei polmoni in cui è incastonato
Gemme d’amazzoni, figli d’indomite tigri
Aria mossa da colibrì e passeri nelle vene
Sentieri sterrati verso caldere
Di amore e origini, di conoscenza e addii
Piramidi confuse con teli africani
Ziggurat e wax
Su tavolozze gravide
Di ore serene del tramonto breve
E albe lunghe come il tempo
Senza giorni nel mezzo se non un’orchidea
Eterna e lenta
Mistica e appassionata
Come i movimenti tellurici delle emozioni
Respirate! Respirate forte!
E continuate a respirare con orgoglio
E il respiro sia un cantico
Perché l’alito vostro
Sia custodito in un verso e in un altro e in un altro
A ridare alla terra la danza
E alla poesia gli umori
E a Dio il suo posto a tavola.
I vostri occhi sono il mio dialogo
Le vostre terre la mia speranza
E ognuno degli accenti quel pezzetto
Di cui ho ancora bisogno per essere uomo pieno
Così accade che ogni vostra parola
Riposa nel petto come stupore
Ed io approfitto di ogni minimo dettaglio
Perché in un mondo ormai incapace di risposte
È proprio da quelle latitudini
Che arriverà la domanda perfetta.
E seguirò a godermi lo stupore.

Con el alcalde de Salamanca

MI ASOMBRO

1.
A la ciudad de Salamanca y a quien mejor la representa

Se abre el cielo hacia Salamanca
La lluvia se detiene y Madrid
Rara permanece inmóvil en el silencio
Del tráfico del dia de la fiesta
Me acerco al Tormes
Como a un altar de piedra sucia
Como a una obra de arte que conozco
Solo en fotografía
Entre el morado y el amarillo
Mando los ojos de la mente como ángeles
Para una nueva anunciación
Y no espero más que ese hoja de hierva
Del continente que me llevo dentro
Y que dejé cerrado a tus abrazos
Otros encontraré
Y seré el Gabriel
Que venga a susurrarte
Cuál viento secundará ese hoja de hierva
Y cuál la arrancará

2.

Aquí la noche baja lentamente en la distancia
Se desliza tan dulce y cae como Morfeo sin darte cuenta
Madrid es sin sonidos y Salmanca grita desde lejos
Una mujer que espera
Quien sabe si devota o de piernas abiertas
Mañana escribiré
Del beso que no tuve
Del beso que no di
De nuevo vuleves tu en este silencio
Hace años que aprietas un abrazo vacío
Ni siquiera tú dices nada mas

3.
A Alfredo Pérez Alencart

Entre las venas y el afecto
No hay ningun vinculo
Para quien no cree en el cielo
En los lazos de sangre
Para quien no sabe rezar
Si no la carne viva de los días
Mi asombro está en tu luz
Se queda en mi garganta y bajo de mis pies
Con los secretos
Que suben como nieblas
Cuando se humedezca el barrio
De las almas malditas
Mi padre no tenía mi misma sangre
Me dijo: ¡cuidado! ¡Ten cuidado!
Pero también que el mundo
No está todo podrido hasta los huesos
A mis zapatos voy a encomendar
El relato y la historia de todo mi camino
Allí es donde se hace polvo
Ir por el mundo

Yo permanezco el ciego
a quien la luz nunca llega tan pura
No se me quedan besos ni caricias
Y la palabra sola es casi madre
Desnaturalizada
Los niños siguen sobreviviendo
En esta soledad tartamudeante
Como hermanos que se aman en el viaje
Tal vez intercambiandose zapatos

4.

Ahí está Salamanca!
No tiene las piernas abiertas
Pero manos de terciopelo y un corazón de piedra.
Puede cambiar el sentido de la palabra
Y destruir todo lugar común
Majestuosa y sonrojada al mismo tiempo
Ahí está Salamanca!
Realmente tiene un corazón de piedra roja
Terco al tiempo y tierno en el abrazo
Enseña a nuevos hijos
Cómo se mira al cielo
Con los ojos góticos de Alfredo
Trifores de altos campanarios con copas verdes encima
Que aún lanzan miradas y puentes
Y casi tengo miedo
Al doblar las camisas de recuerdos
Y ponerlas en un cajón bien limpio.
Quizás sucia, rota o destrozada
Esta camisa prefiero llevarla puesta
Por un tiempito más
Y aún un poco más
Aquí estás Salamanca!
Me bastó con cruzarte
Como la mano ingenua sobre los hombros de una madre
Para oír mi llanto
Sereno como el de un niño recién nacido
Y si alguna vez te quedaste de piernas abiertas
Fue solo para parirme de nuevo

5.

Y al final me enamoré de ti perdidamente
Fue a primera mirada aunque sigo rodeando alrededor
Salamanca roja de pasión y vergüenza
Salamanca con las manos moradas de Miguel
Y los pezones ibéricos de la Catedral
Salamanca vieja dama
Que vivió todas las vidas y una más
Enmarcadas en los medallones del salón bueno
Uno solo destruido
Y en los vacíos los espíritus de Don Félix
Que siguen corriendo por debajo de tu piel
Sé que he entrado entre tus venas
Sigo cultivando la ilusión
Que me has permitido acariciar tu piel
El pecho y el pelo
Dócil e ingenua Salamanca
Como la voz atormentada de José
Noble y excelsa Salamanca
Como esa cara abierta de Pilar
Que llevo impreso en mi misma cara,
Que abraza el tiempo con la mirada de una madre
Salamanca putida mœcha que roba codicillos
Para los poetas que se masturban con su propia voz
Hasta que permanezcan llenos tus edificios y tus extremidades
Tus bibliotecas y tus entrañas
Embarazada será la esperanza de las próximas flores
Salamanca que quiero decir mía
Aceptando tu deseo de darte a otros
Salamanca mezclada con ron para esta noche
Y un libro y otro en el día que no termina
Yordan y Valentín entre Fray Luis y Don Miguel
En el misterio de un tiempo que resiste
En un recorrido que se ve mejor
Con los ojos cerrados

6.
A todos los amigos de Encuentros de Poetas Iberoamericanos
en Salamanca

Y para ustedes
Remolinos de colores con sombreros varipintos
Con los pies en tierra y barro
Y la cabeza más allá de las nubes y los Andes y las Sierras
Ustedes con el pelo de altas palmas
Que la Zonda disfruta alborotando,
Perdidos entre un cuchimilco y un kouros
un intervalo de océano demasiado corto
Con los ojos al borde del agua
En el río que corta como una herida un cuerpo
Y descarado muestra toda la vida adentro.
Ustedes, verde corazón palpitante
más verde
Que los pulmones en que se engasta,
Gemas de Amazonas, hijos de tigres indomables
Aire movido por colibríes y gorriones en las venas
Trochas de tierra hacia las calderas
De amor y orígenes, conocimiento y adiós
Pirámides confundidas con paños africanos
Zigurats y Wax
En paletas preñadas
De horas serenas del ocaso breve
Y ameneceres largos como el tiempo
Sin días por el medio sino que una orquídea
Eterna y lenta
Mística y apasionada
Como los tiemblores telúricos de las emociones
¡Respiren! ¡Respiren fuerte!
Y sigan respirando con orgullo
Y la respiración sea un cantar
Para que sea ese aliento
Mantenido en un verso y en otro y en otro
Que devuelva a la tierra su danza
Y a la poesía los humores
Y a Dios su asiento en la mesa.
Sus ojos son mi dialogo
Sus tierras mi esperanza
Y cada sus acentos el pedazo
Que aun me falta para ser un hombre lleno
Asì pasa que cada sus palabras
Reposan en mi pecho como asombro
Y yo desfruto cada minimo detalle
Porqué en un mundo que no tiene mas respuestas
Es justo desde aquellas latitudes
Que llegarà la pregunta perfecta.
Y seguiré gozando del asombro.

Vito Davoli (Bari, 1973) , es poeta, escritor, crítico literario y traductor de buen numero de poetas de habla castellana.
Petruvska Simne, periodista venezolana residente en Italia, esto dice de Vito: «Con su Trilogía de las Contradicciones, Vito Davoli ocupa un lugar preponderante en el ámbito literario italiano, lo corroboran los análisis y los estudios críticos sobre sus poemarios, realizados por los más prestigiosos intelectuales de la actualidad italiana, además del constante trabajo que realiza para difundir libros de autores determinantes.
Vito Davoli es poeta, periodista, crítico literario, traductor y diseñador y si nos fijamos bien en su hoja de vida podemos darnos cuenta del tiempo que ha empleado en difundir la palabra poética, con el placer de revelar al lector un nuevo poemario de algún autor poco conocido, de fundar y editar nuevas publicaciones, como la revista Pubblicazioni Letterariæ, de copilar, junto con Daniele Giancane, un libro de cuentos surrealistas, Surrealia: Señales del más allá y otros relatos, nacidos de un taller que ha producido este conjunto de narraciones amenas y fascinantes. Ese libro fue traducido al español por Carolina La Rosa Montilla y Jorge Ledezma.
Además, Davoli es redactor de la revista La Vallisa; presidente de la asociación cultural Verso Levante APS y director de la revista La Calce e il Dado.
Su poemario Contraddizioni fue publicado por Edición Leucó, Molfetta, en 2001, y la segunda edición de 2021 con lecturas críticas de los más renombrados intelectuales italianos.
En 2022 edita, junto a Beppe Costa, la antología internacional D’amori, di delitti, di passioni que recoge entrevistas de poetas de todo el mundo, y el mismo Costa lo invita a editar la serie Indediti Rari e Diversi, fundada y editada por Costa junto a Dario Bellezza hasta su muerte. Ese mismo año publica su segundo poemario Carne e sangue por la editorial Tabula Fati.
Publicó la plaqueta bilingüe Intr-un pumn de furie – In un pugno di rabbia, per Editura Cosmopoli, Bucarest, y en español, la colección La carne y el espíritu, una colección de lecturas críticas de todo el mundo iberoamericano sobre la poesía del poeta hispano peruano Alfredo Pérez Alencart, de la que actualmente se encuentra traduciendo la versión italiana.
¡Junto con Marco Cinque, activista y periodista de il Manifesto, con quien ya había editado las ediciones de la antología SignorNò, contra el uso de las armas, edita el proyecto poético y solidario Il buio della ragione: testimonios y poemas contra la tortura de todo el mundo, cuyos beneficios se donarán a la asociación Gazzella Onlus que se ocupa de los niños víctimas de la violencia de guerra en Palestina.
Para Cambridge Stanford Books traduce actualmente el volumen The History of Slavery. Próximamente se publicará un estudio epigráfico sobre la piratería helenística del siglo III antes de Cristo y el tercer volumen de la Trilogía de las Contradicciones, titulado Cinco minutos después».





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